Abstract
Lo scopo del lavoro è la descrizione e l'interpretazione della distribuzione delle principali facies di due piccole scogliere a coralli del Miocene superiore affioranti rispettivamente nelle vicinanze dell'aeroporto militare di Vibo Valentia e nei pressi dell'abitato di Palmi (RC), entrambe caratterizzate da bassa diversità specifica ed alto contenuto in apporti terrigeni. Viene inoltre illustrata la storia diagenetica che ha interessato principalmente gli organismi artefici di queste biocostruzioni, ed in modo particolare i coralli ermatipici, la cui diversità è molto bassa, così come avviene per tutte le scogliere coeve del Mediterraneo (Romano et al., 2003-2006).
A Vibo Valentia, gli scheletri di Porites calabricae sono stati interessati da processi neomorfici che hanno portato alla completa sostituzione della aragonite in calcite, obliterando così completamente la loro microstuttura originaria, Siderastraea crenulata e Tarbellastraea reussiana invece hanno preservato tracce della originale microstruttura e mineralogia. Infatti nelle parti
centrali dei setti è possibile riconoscere i centri di calcificazione e la tipica disposizione dei cristalli di aragonite.
Nella zona di Rocca Campana (1 km a nord di Palmi), gli originari scheletri aragonitici dei coralli si presentano ricristallizzati in dolomite ed in qualche caso anche in silice. Anche qui la fauna consiste principalmente di colonie submassive di P. calabricae, e T. reussiana e subordinatamente di Solenastraea desmoluinsi. La bassa biodiversità dei coralli ermatipici che caratterizza le due biocostruzioni viene interpretata come dovuta a fattori ambientali, in particolare climatici.
E' stata effettuata una prova di laboratorio su specie di coralli attuali, quali Porites sp., Cyphastrea serailia e Siderastraea savignana, morfologicamente simili rispettivamente a Porites calabricae, Tarbellastraea reussiana e Siderastraea crenulata. Tale prova sperimentale ha avuto lo scopo sia di verificare la risposta mineralogica sia quella microstrutturale degli scheletri aragonitici ad uno stress termico. All'aumentare della temperatura il trattamento ha prodotto la trasformazione neomorfica aragonite/calcite in tutti gli scheletri ed ha obliterato la microstruttura primaria.
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