Abstract
Le biocostruzioni a coralli vengono tradizionalmente associate a contesti di acque tropicali poco profonde, ben illuminate ed oligotrofiche, in cui gli organismi realizzano impalcature di ragguardevole sviluppo verticale e notevole estensione. In realtà, numerosi esempi sia attuali che fossili testimoniano come la distribuzione delle faune a coralli non sia limitata a questo tipo di ambienti, bensì si realizzi anche in contesti di acque stabilmente o occasionalmente torbide per via di un elevato apporto terrigeno.
Nel record geologico sono numerose le biocostruzioni a coralli associate a sedimenti marnosi comprendenti una frazione silico-clastica (Sanders & Baron-Szabo, 2005). Il Bacino Terziario Piemontese (Italia settentrionale) costituisce a questo proposito un interessante esempio. In questo dominio paleogeografico infatti si svilupparono durante l'Oligocene associazioni a coralli in ambienti di fan-delta e pro-delta in cui la sedimentazione era caratterizzata da arenarie silico-clastiche e argille (Pfister, 1980).
La successione è caratterizzata dalla episodica produzione di abbondante rubble a coralli ramificati appartenenti ai generi Acropora e Stylophora. Queste facies sono state distinte sulla base di caratteristiche tessiturali e granulometriche, pattern deposizionali, tipo di biota, aspetti tafonomici (in particolare incrostazione e bioerosione). Tra le facies costituite da rubble sono state riconosciute: 1) un rudstone a Stylophora thirsifirmis; 2) un rudstone/floatstone in cui prevale Stylophora thirsifirmis; 3) un floatstone ad Acropora haidingeri.
Nella successione si riscontra anche la presenza di livelli con colonie coralline in posizione di vita, appartenenti in prevalenza ai generi Caulastrea, Goniopora, Astreopora, Diploria, Favia, Antiguastrea. Esse mostrano modalità di crescità e caratteri morfologici tipici di coralli adattati ad ambienti ad elevato apporto terrigeno. Questi coralli inoltre non formano una vera e propria biocostruzione, ma piuttosto piccole impalcature poco sviluppate in senso verticale. La biodiversità relativamente ridotta, se comparata con numerose altre associazioni a coralli dell'Oligocene, e il ridotto spessore di queste biocostruzioni, suggeriscono che l'apporto sedimentario, la scarsa luminosità ed eventualmente episodi di elevata concentrazione di nutrienti costituivano per queste faune il maggiore fattore di controllo.
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