Abstract
Viene riportata e discussa l'opera 'orittologica' dell'Abate Alberto Fortis, dedicata allo studio geologico-paleontologico della 'Valle di Roncà' nel Veronese. In un periodo di fermento per le giovani Scienze della Terra, dove venivano presentati i primi grandi sistemi e modelli per tentare di interpretare la storia del Pianeta e la sua evoluzione, l'opera dell'Abate Fortis rappresenta un vero e proprio contributo 'illuminato' e illuminante, volto a dimostrare l'estrema importanza dei casi particolari e dei singoli affioramenti (anche su piccolissima scala) per ogni ipotesi geologica. Per Fortis, lo studio sul terreno delle strutture ed evidenze geologiche è un elemento essenziale e imprescindibile per il geologo e il naturalista. Questo approccio prettamente empirico, che trova in Italia una lunga tradizione a partire da Leonardo e Aldrovandi, e passando per Vallisneri, Marsili, Arduino (solo per citarne alcuni), permette a Fortis di mostrare come la semplice osservazione diretta di dati di campagna è sufficiente a rigettare completamente gran parte dei grandi modelli o sistemi geologici proposti nel corso del tempo. Anche essendo uomo di chiesa, l'approccio di Fortis è pienamente scientifico, comprendendo e sottolineando la necessità di non mescolare in modo confuso 'affari sacri' e fatti scientifici. I processi e i cambiamenti anche maggiori nel globo terrestre scritti nei depositi e nelle loro strutture, agli occhi di Fortis devono essere tenuti scollegati da qualsiasi ipotesi 'sovranaturalistica', e interpretati e letti interamente all'interno dell'operato della natura e invarianza delle leggi fisiche.
Keywords
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